Live report: Tacobellas

Questa sera la redazione di Sessuolo.org è uscita di casa con le peggiori intenzioni per andare a sentire le Tacobellas, che suonavano in un posto a Reggio dove la gente porta la frangia.

La formazione delle Tacobellas prevede chitarra, batteria e brutte maniere. Le sonorità proposte sono quelle ricercate ed esotiche di una trebbiatrice in un campo di petardi.

Atmosfera confidenziale 1.

Giusto il tempo di assumere due birre medie di ordinanza ed ecco che le Tacobellas iniziano a tirare delle pacche. Il primo pezzo è quello che fa “ta na na na na” e scalda subito l’atmosfera, che di base è piuttosto confidenziale. Seguono altri pezzi in cui si affastellano pacche su pacche, alternati a frasi motivazionali come “si sente la voce?” e “noi siamo le Tacobellas”.

Atmosfera confidenziale 2.

Le Tacobellas sono come le birre medie: sei convinto che questa sera non saranno più di due, e invece diventano tre senza che te ne accorgi: per il pezzo che fa “dun dun dun” ecco infatti che ne arriva un’altra a tirare ancora più pacche su nuovi tamburi.

Neverending pacche.

Il concerto prosegue a ritmi serrati, però ogni tanto fra un pezzo e l’altro ci sono dei bellissimi intermezzi ambient che ricordano Brian Eno mentre parcheggia la macchina. A un certo punto, in uno dei momenti più introspettivi dell’esibizione, vengono urlate delle introspezioni in una lattina di birra.

Bella foto di merda.

Ci stiamo avviando verso la fine del concerto (e del repertorio) e uno del pubblico diventa un’asta da microfono: le Tacobellas, fedeli all’arte concettuale, rompono la quinta parete e ci costruiscono un pergolato abusivo.

Un po’ Marina Abramovic, un po’ Proel.

Il concerto finisce con un pezzo che in realtà non si può dire e poi tutti a casa. La proposta nel complesso risulta molto convincente, nella maniera in cui può essere convincente un dissuasore stradale.

VOTO DI SESSUOLO.ORG: 666/10

Una foto di Ste, con la luce in faccia.