ITALIA CHE VAI, ITALIA CHE VAI

Cari amici lettori siamo oggi ad aprire l’ennesima rubrica che nasce e muore nel battito di una farfalla.

Oggi vorremmo accompagnarvi in questo viaggio virtuale alla scoperta delle meraviglie culinarie che da sempre caratterizzano la nostra penisola. Ma lo facciamo a modo nostro, dopo attente e lunghe ricerche atte a scoprire quei piccoli segreti in cucina che forse non tutti conoscono.

Sapevate ad esempio che le trofie al pesto tipiche della Liguria originariamente non erano preparate con il basilico ma con un pesto di Painite, il cui costo si aggira sui $ 300.000 al grammo. Il valore esorbitante di questo seppur prelibato minerale indusse i genovesi a ripiegare sul meno costoso basilico.

Spostandoci in Abruzzo non possiamo non citare gli arrosticini preparati con carne di pecora. Forse non tutti sanno che questi spiedini venivano consumati anticamente esclusivamente seduti su un cuneo appuntito. Gli abruzzesi constatarono velocemente che questa tradizione poteva avere effetti devastanti sui propri retti e la abbandonarono non prima di aver provato a sostituire il cuneo con carboni ardenti, lupi affamati e i tipici geyser dell’entroterra abruzzese.

Torniamo per un attimo al nord, esattamente in Val D’Aosta, per gustarci un bel piatto di polenta concia. Se volete gustare la ricetta originale non potete fare a meno di aggiungere alla preparazione formaggio di latte umano, ingrediente che conferirà al piatto un delicato gusto che – siamo sicuri – vi riporterà alla vostra infanzia.

Chi non conosce i tortellini, famosissima pasta ripiena dell’Emilia Romagna? Comunque li vogliate chiamare (cappelletti, agnolotti…), in epoca antica venivano chiamati semplicemente “ghegna da esen” che nel dialetto locale significa semplicemente “prelibatezza”.

Passiamo ora alla carbonara, tipica del Lazio. I più esperti di voi sapranno già che solo recentemente si è deciso di utilizzare il guanciale come ingrediente principale. Infatti fino ai primi del ‘900 per rendere il piatto appetitoso invece del guanciale si utilizzava il pene del maiale. La necessità di mantenere questo taglio di carne più saporito costringeva però gli allevatori a privare l’animale del membro quando questi era ancora in vita. Capite bene le difficoltà di questa ormai vetusta pratica.

E concludiamo con la regina d’Italia: la pizza. Amata da tutti, sia in Italia che all’estero, questo semplice ma squisito piatto è solo un lontano parente della pizza così come nacque tanti anni fa. Stando a un manoscritto risalente all’epoca etrusca, per preparare la pizza, o pizza come dicevano gli abitanti dell’epoca, erano necessari: uova, ananas, un corno di rinoceronte, lana di roccia e Pippo Franco. Non è ancora chiaro come questi ingredienti venissero combinati, ma è palese come si sia arrivati a una semplificazione per rendere la ricetta più fruibile.

Eccoci arrivati alla conclusione di questo primo episodio del nostro viaggio alla scoperta dei sapori perduti. Siamo certi che non ce ne saranno altri.