Oggi inauguriamo una rubrica molto speciale intitolata “I racconti di sessuolo.org”. In questa rubrica raccoglieremo testimonianze di narrativa contemporanea o passata (ma non futura, per ovvie ragioni) e le pubblicheremo con un minimo di introduzione.
Oggi, riceviamo e pubblichiamo un racconto inedito di Olifer Mitraglietti, scrittore militante e attivista per i diritti delle sigarette senza filtro, intitolato “Joker Pontenuovo”. Buona lettura.
Joker Pontenuovo
di Olifer Mitraglietti
Ride Maurone, ride che ride con una risata isterica di traumi, emarginazione, SSRI, povertà e frustrazione.
Madonna se ride: roba che sbotta di punto in bianco e poi smette, ma poi rinizia perché c’è troppo da ridere quando hai cinquanta anni e hai staccato dal turno al bingo tra aspiranti suicidi che si sono giocati la pensione e, arrivati a casa, provano a farsi esplodere lasciando scritto che è colpa del governo e Equitalia con tutto che si risolve coi vigili del fuoco che evacuano il palazzo e una denuncia per procurato allarme recapitata al familiare più prossimo perché sei in TSO.
Sono
anni che raccoglie le cicche e il pattume della feccia della società
mentre viene deriso, ma poi viene in bar e ride lui: canta le canzoni di
Grignani e accenna un moonwalking -che non si capisce se non lo dice
lui- e poi ride.
Sei giorni a settimana con un gilet blu sintetico
sporco -a chi interessa?- con una settimana di ferie a Ottobre e una a
Febbraio.
Io lo so perché ride.
La platea è di extracomunitari e gente che ha scelto l’Alfa Romeo 147 con le quattro frecce attaccate come stile di vita, stizzita perché non può parcheggiare in doppia fila per una giocata veloce alle macchinette.
Il boato, l’urlo del pubblico, il raudo che annerisce mestamente le bombole di gas e i poliziotti che lo ammanettano frastornato.
Un minuto di silenzio fissando la parabola caduta, tutti all’unisono a commentare che “ah finiva così sicuro era pazzo ahahah!” mentre i parcheggi in doppia fila riniziavano assieme alle perentorie madonne per i free spin che non pagano mai un cazzo.
Lo abbiamo visto pure in un breve servizio della tv locale, lì sul tetto, a prendersi il suo palcoscenico: urlava di un treno per Paradiso Città e ballava, poi rideva forte e chiedeva al commissario se andavamo tutti a donne stasera (sempre a Paradiso Città immagino) domandando alla platea e al commissario se uscivamo fuori (ma da dove?) “a fumare una paglia prima di andare” (a Paradiso Città ovviamente).
Gli eroi vincono o muoiono; altrimenti abbiamo sviluppato pure un osceno destino con gli eroi che vanno a lavorare alle poste e invecchiano con visite alla prostata, lamentele dei parenti alle infermiere mentre fanno loro un occhiolino sull’addormentarlo perché nessuno si prende su uno che urla e ride mentre si caga nel pannolone il 13 di Agosto o il 24 di Dicembre.
Ho guardato i resti della parabola caduta e tutti che ridevano a vedere le guardie che lo picchiavano incitandole. Noi facevamo finta di nulla con una lacrima che si manifestava come ruga e quella sensazione di pressione sotto il pomo d’Adamo.
La sera nella mia mente scorrevano bianchi e balli, risate e sigarette ma sopratutto risate e una canzone che parlava di prendere un treno per andare a rasare aiuole a Paradiso Città.