PROLOGO – In un noiosissimo primo pomeriggio di questo mese di Quarantena coatta causa Coronavirus io, mia sorella e mia madre, spaparanzati alla ben’e meglio su sdraiette di fortuna, seggioline da spiaggia e altre trappole mortali a prendere il Sole nel nostro cortile, abbiamo avuto un’ottima (anzi, pessima) idea per fugare ogni possibilità di morire causa Covid-19: cercare morti alternative compatibili con i rigidi dettami degli ultimi Decreti del Governo.
Non potendo buttarci dalla finestra -abbiamo le inferriate- e avendo finito l’Idraulico Liquido per mixarci un Negroni da paura, abbiamo optato per un vasetto di ciliegie sotto spirito, credo marca Fabbri.
Dico “credo” perché il vasetto in questione non ha più la sua etichetta; vedo infatti soggiornare quest’urna diabolica nelle nostre cantine da quando sono piccolo. Che sia l’ultimo reduce di un antico Pacco di Natale o un dessert proposto da alcuni remoti convitati, fatto sta che il vasetto di ciliegie a cui è dedicato questo articolo ha più di 30 anni.
30 anni passati a prendere polvere su una scansia umida ed oscura. Tipo un Vaso Canopo all’interno di una Piramide. O tipo una suora di clausura.
Bene: nell’Anno Domini 2020 si è presa l’infausta decisione di prelevare il contenitore dalla cantina e di assaggiarne il contenuto. Qui di seguito una piccola disamina di questo tentato suicidio.
1. L’ODORE – A dir la verità pensavo peggio. Ok, non stiamo parlando di una Simmenthal inscatolata 100 anni fa o del tavolo da autopsia su una bancarella del mercato di Calcutta, ma i decenni di anzianità delle ciliegie non mi davano troppa fiducia. A dir la verità, con lo scattare del coperchio sottovuoto v’è stata la fuoriuscita sotto forma di fuoco fatuo di tutto il vapore spiritoso ancora presente, lasciando al suo interno un contenuto pressoché inodore. In fin dei conti, l’unica cosa NON negativa di questo assaggio.
2. IL COLORE – Sgradevole, di un rosso morto tendente al verde marcio: praticamente un’oliva sott’olio marca Eurospin. La buccia lucida sembrava cromata, tipo la tetta della statua di Giulietta a Verona. Il tipico colore della frutta finta da tenere in bella mostra sul tavolo in salotto, ma che non ti sogneresti mai di mangiare.
3. L’ALCOOL – Stiamo parlando dell’alcool utilizzato per conservare frutta, quindi solitamente zuccherino e non portato alla stagionatura come altri distillati più celebri. C’è gente che morirebbe per un Rum invecchiato 30 anni, e c’è gente che non vorrebbe morire per quest’alcool ciliegifero, your choice. Nel dubbio, la ciliegia l’ho asciugata per bene prima di assaggiarla.
4. IL SAPORE – Seriamente, davvero vi aspettereste un buon giudizio in merito? Non cadete nella truffa dei famosi Sommelier intenti a degustare -e a sperticarsi in lodi forzate- un vino rosso francese invecchiato 200 anni nella cantina murata di un monastero di Frati eresiarchi che sono anche già tutti morti da 150 anni: in realtà stanno bevendo un intruglio che sa di aceto rancido buono solo per lavare i pavimenti ma non vogliono darvi la soddisfazione di vederli vomitare in diretta. Bene, queste ciliegie non fanno eccezione: il delicato bouquet di GARVM di sottomarca è più che sufficiente per farvi desistere dal secondo boccone; se poi siete davvero temerari (o il Covid vi ha privato del Gusto), vi sembrerà di avere in bocca un frullato di calzini formaggiosi, di quelli usati dai calciatori per allenarsi in Dicembre.
CONCLUSIONE – Lammerda, punto. Mentre io sputavo l’infame ciliegia nel prato, mia madre e mia sorella cercavano di convincersi della bontà di questo dessert mortale. Ma è durato poco: alla fine hanno sputato anche loro. Perché va bene morire, ma questo è un inutile torturarsi. Meglio un collirio di candeggina.
VOTO DI SESSUOLO.ORG: Ma che voto e voto diocan, fa schifo punto e basta. Tipo menounmiliardo su dieci.