Inchiesta: Che fine ha fatto il Pallaio del Cioppeto?

Il 9 marzo 1934, nel piccolo villaggio sovietico di Klušino, circa 160km a ovest di Mosca, due giovani contadini di nome Anna e Alexey mettevano al mondo il loro quarto figlio, Jurij. La famiglia si chiamava Gagarin, e il minuscolo infante era destinato a diventare il primo uomo a compiere un’orbita ellittica attorno alla terra a bordo di una capsula spaziale.

Più avanti, nel 1968, il mondo stava cambiando per sempre. Dal maggio francese alla primavera di Praga, passando per i movimenti per i diritti civili degli Stati Uniti, l’impressione era quella di trovarsi in un contesto storico senza precedenti.

Sempre nel 1968, nella località Cioppeto di Cutigliano (PT), si teneva la prima partita a bocce del Pallaio del Cioppeto, la più grande bocciofila non regolamentare del versante appenninico pistoiese.

Oggi, del Pallaio non resta nulla, se non una criptica targa commemorativa. È impossibile trovare informazioni a riguardo nell’internet, e sembra destinato a rimanere per sempre nell’oblio. Fino ad ora!

La Redazione di Sessuolo, complice un pieno di nafta agricola da smaltire, è partita alla ricerca delle tracce di questo storico monumento allo sport e alla convivenza civile, e ne porta i risultati nell’inchiesta che segue, pubblicata qui per la prima volta.

Il monumento del Pallaio.

PARTE PRIMA: Scacco matto all’Abetone

Sono le 11 di mattina di domenica 16 agosto 2020 e gli omonimi inviati di Sessuolo arrivano al confine tra Emilia e Toscana. Hanno un appuntamento con una staffetta partigiana che sta risalendo il crinale in sella ad una motocicletta alimentata a carbonella e cattive intenzioni. Motivo dell’incontro è uno scambio di informazioni, droga e prugne acerbe.

Il vero pericolo dell’Abetone è parcheggiare in mezzo a villeggianti malintenzionati. I nostri corrispondenti non si perdono d’animo e piazzano il mezzo mobile di Sessuolo entrando contromano nel parcheggio e soffiando il posto a due basiti signori toscani.

Portato a termine lo scambio, incominciano la discesa verso Cutigliano, baciati in fronte dal caldo sole ferragostano.

Quasi arrivati.

PARTE SECONDA: Quel che resta del Pallaio

Sono le 11:38 e i corrispondenti arrivano al Cioppeto, scorgendo già da prima il torreggiante monumento, e tosto si apprestano a documentare l’opera con i potenti mezzi audiovisivi di Sessuolo. In ciò intenti, ecco sopraggiungere una signora del luogo, che, sebbene in sulle prime reticente, rilascia una succinta ma esaustiva intervista.

SESSUOLO – Ci può dire chi o cosa era il Pallaio del Cioppeto?

SIGNORA – Era qui, ci giocavano alle bocce.

Soddisfatti ma un po’ storditi da questa fugace relazione, gli inviati documentano quel che resta del Pallaio.

Resti del Pallaio.

PARTE QUARTA – Il Campione del Cioppeto

Un bravo intervistatore sa quando è ora di chiudere il collegamento: quelli di Sessuolo no. Ecco dunque che, sulla strada verso il motomezzo illegalmente rifornito di nafta agricola, i due omonimi inviati importunano un ignaro abitante intento a ridipingere la staccionata.

SESSUOLO – Lei si ricorda del Pallaio?

PITTORE – Come no, fui financo campione di bocce.

SESSUOLO – Ci vuole raccontare l’apogeo del Pallaio?

PITTORE – Nel periodo di massima attività del Pallaio, qui c’era un’idilliaca comunità che viveva in armonia. Si giocava alle bocce, ma non era un campo regolamentare, perché aveva le sponde in terra battuta. Fu un gran bel periodo, e mio cugino fece il monumento con le bocce dell’ultima partita. Abbiamo conservato anche il rullo per creare le sponde.

SESSUOLO – E cosa successe nel 1995? Perché fu rimosso?

Vennero dapprima i professionisti delle bocce a distruggere il nostro equilibrio. Fu un periodo molto cupo, rovinato dall’agonismo senza scrupoli. Contestualmente, il Cioppeto andò svuotandosi dei suoi abitanti. Infine, nel 1995, le due famiglie proprietarie del terreno decisero di riconvertirlo a parcheggio, e da allora si tengono i campionati annuali di parcheggio a S del Cioppeto di Cutigliano.

Conclusioni

La storia del Pallaio del Cioppeto, per la prima volta disponibile nella sua integrità, ci insegna una importante lezione: che quando arrivano i fenomeni a rompere le palle, ogni cosa perde di fascino.

Altri resti.

Vuoi sapere come sono state utilizzate le prugne acerbe recuperate a inizio articolo? Seguici!