Non sempre, nel quotidiano, capita di pensare all’impero romano d’oriente. Non mentre si guarda Sanremo, né mentre si consumano rapporti occasionali più o meno a pagamento.
Esiste, tuttavia, almeno una circostanza in cui la mente non può non correre alle strade di Costantinopoli, pullulanti di vita, di mosaici e di proto-cristianità: la circostanza di quando si suona un sintetizzatore analogico.
Molte sono infatti le affinità fra l’impero bizantino e questi simpatici strumenti elettronici. Di seguito esporremo le prime dieci.
- Entrambi sono stati inventati in America, negli anni ’60 del Novecento.
- Entrambi sono ingombranti e pesanti.
- Entrambi sono piuttosto instabili e sensibili alle condizioni atmosferiche.
- Entrambi sono vecchi.
- L’arte bizantina ha prodotto mosaici apprezzati ancora oggi; i sintetizzatori analogici non proprio, ma se ne avessero avute le capacità lo avrebbero fatto senz’altro.
- Bob Moog e Don Buchla, pionieri della sintesi analogica, hanno alcune lettere in comune con Teodosio, e anche con Arcadio.
- Tanto l’impero bizantino quanto il sintetizzatore sono nati in risposta a specifiche esigenze, divenute sempre più stringenti.
Una storia d’amore e di pianole
Correva l’anno 880 dopo Cristo quando Fozio, leggendario erudito bizantino e patriarca di Costantinopoli, annotò un breve riassunto (poi destinato a confluire nella sua opera più importante, la Biblioteca) su certe manopole di plastica nera che tendono a lasciare le dita sporche quando adoperate da gente con le mani sudate.
Fu così che molti anni dopo, nella cittadina di Asherville, in Carolina del Nord, Bob Moog ebbe l’dea di utilizzare una plastica a mescola dura per evitare questo fastidiosissimo problema. Una nuova era della musica occidentale stava per cominciare…
La correlazione no poteva essere più palese.
Illuminante!
Credo di non avere mai letto articolo più informato è pregnante.
In un’epoca come questa, segnata dalle fake news e dalla post-verità, il fact-checking e l’acribia sono un atto di coraggio e di ribellione.