Girando per l’Italia e, più generalmente, nel Sistema Solare, accade sovente di passare per paesotti dal nome folkloristico, bizzarro, spesso dedicato a tal San Giovanni Calzolaio, Santa Gertrude Addolorata o San Breteslavio vinaiuolo. Nella maggior parte dei casi, il nome è l’unica cosa degna di nota di questi bigi agglomerati di baracche purulente.
Questo, tuttavia, non accade per Salvaterra.
Salvaterra, piccolo paesello sulla riva occidentale del Secchia in provincia di Reggio Emilia, solo apparentemente si mescola a questo florilegio di tristi casamenti: grattando un po’ la superficie si scopre invero che il suo Castello ospitò il Sacro Romano Imperatore Ottone IV nel lontano 1209 e che Salvaterra risulta il paese in cui, stando ad un atto notarile dell’Archivio di Reggio, nel 1556 nacque la famosissima Mortadella (solo erroneamente accostata a posteriori a Bologna).
Ma, sinceramente, che cazzo ce ne frega di Sacri Romani Imperatori e mortadelle, che tanto li troviamo comodamente in qualsiasi supermercato (la mortadella, ma in effetti anche il Sacro Romano Imperatore: settore birre tedesche)?
Grattando più a fondo, si scopre che Salvaterra ha un sacco di misteri misteriosi da offrire… misteri di cui gli studiosi non sanno che dire e di cui quindi non dicono niente, ché se non hanno qualcosa da dire che cazzo devono dirci?
SALVATERRA OCCVLTA – PARTE 1: IL CROCEVIA SULLA ROTTA DELLE SPEZIE
Nonostante i libri scritti ed editi dalla POTERIFORTY SPA® ci raccontano di vie passanti da Lisbona, Capo di Buona Speranza e fesserie simili, si deve far presente che Salvaterra era un importante crocevia sulla Rotta delle Spezie: le carovane provenienti da Lisbona infatti arrivavano via fiume fino al Porto salvaterrese sul Secchia, indi si chiedevano cosa cazzo ci facevano lì (e soprattutto come avevano materialmente fatto ad arrivare da Lisbona risalendo solo fiumi), poscia ingranavano la retro e ripartivano per il Mediterraneo. Come già sottolineato, nessun libro parla dell’importanza di Salvaterra all’interno della Rotta delle Spezie, ma piccoli indizi presenti sul territorio svelano la verità.
Per i profani, la Via dell’Aglio può sembrare un vicolo cieco che non fa altro che sboccare (cioè, non nel senso di vomitare perdio che cazzo pensate che schifo) su una zona pedonale, tuttavia fino a pochi anni fa immetteva in un appezzamento di campagna: qui i Mercanti, prima di ritornare sui propri passi bestemmiando, ne approfittavano per rimpinguare le proprie scorte di Aglio, per la giuoia dei braccianti Salvaterresi e per la giuoia delle bruschette del Gran Visir qui, dell’alto Mandarino là e di un sacco di nobili orientali di cui non so il nome del rango, ma comunque erano gialli o mulatti.
La Via dell’Aglio è una prova INCONTROVERTIBILE che l’Antica Rotta delle Spezie, anche se per sbaglio, passava da Salvaterra!!!1!
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Interessante notare che la A puntata sta anch’essa per Aglio; ne deriva quindi VIA AGLIO DALL’AGLIO.
Un po’ come “polvere alla polvere, cenere alla cenere”.