SALVATERRA OCCVLTA – Parte 4: Della vita e delle opere di S. Steven Seas, oboista

Alla domanda “Qual è il Santo Patrono di Salvaterra?”, i più pratici del paese risponderanno senz’indugio “SS. Salvatore”. Nel senso del Cristo Salvatore, non di un tal S. Salvatò che magari ti benediceva con le mozzarelle e i cornetti rossi. In più, per aiutare i più titubanti c’è pure una via (parecchio anonima, in realtà) a lui dedicata.

Ma quello che la famigerata POTERIFORTY SPA® non ti vuol dire, è che in realtà Salvaterra possiede un Co-patrono occulto, di cui tutti -a parte gli iniziati ai misteri Salvaterresi- sono all’oscvro: il pio S. Steven Seas oboista, protettore dei campi a maggese e degli addetti alle colubrine.

S. Steven Seas, all’anagrafe Steven Seas (senza Santo), nacque nelle vaste brughiere del profondo nord tra il 300 e il 1500 d.C., e ivi sentì la Chiamata mentre, ramingo, vagava per le fitte nebbie caratteristiche del proprio villaggio.

Un’antica icona raffigurante il Santo.

Vagando vagando, si ritrovò a Salvaterra e qui operò durante una terribile carestia: si legge infatti sulle “Cronacorvm Stefanomarensis” (scritte da un suo amico di Campagnola) che predoni provenienti dalla vicina Arceto saccheggiassero quotidianamente i campi coltivati dei poveri contadini Salvaterresi, riducendoli alla fame nera.

Il popolo chiese quindi aiuto al Santo che, con il tritono SI-FA-LAminore suonato sul suo povero oboe, trasformò all’istante tutti i ladri arcetani in fagiuoli.

Da qui, per i più profani, l’antico detto Salvaterrese “Ad Arsèi, a’t piant i fasua e i nes’n i leder” (ad Arceto, pianti i fagioli e nascono i ladri).

Come ringraziamento, gli abitanti Salvaterrese raccolsero questi fagiuoli (ed erano alcuni quintali), li cossero in padella con aglio, cipolle, cipollotti e scalogno e li servirono al Santo che, molto grato, non mancò di mangiarli TUTTI.

Dopo alcuni minuti, il Santo scappò via per un’improvvisa voglia di vita eremitica e si chiuse in un piccolo casupolo di campagna, con un buco in terra, a detta sua per espiare le colpe degli uomini di buona volontà. Qui il Maligno provò a tentarlo, ma il Santo resistette all’acre battaglia non senza patire indicibili dolori (gli antichi presenti riportano di grandi urla del tipo “MMMMMRRGHHHH PRRRRRTTTT MMMMMHHHFFFHH PPPPRRRT”) e vinse, spedendo dapprima il Maligno nel buco in terra da cui proveniva, dopodiché ascendendo il Santo stesso al cielo sottoforma di nuvoletta verde sulfurea.

Sicuramente nel corso dei secoli la Leggenda si è fusa alla Cronaca, ma di una cosa si è certi: alla fine della “battaglia delle mille grida” il casupolo effettivamenfe esplosse esplovve esplodette, ne saltò in aria il tetto e una nuvola maleodorante salì nei cieli. Il casupolo esploso esiste ancora, ed è facilmente visitabile nelle campagne Salvaterresi!

L’eremitaggio di S. Steven Seas, esploso. Chissà che battaglia con i fagioli il Maligno!

Che iddio lo abbia in gloria! Noi non lo dimenticheremo mai… anzi, per noi di Sessuolo.org sembra quasi di vederlo ancora al nostro fianco!

VOTO DI SESSUOLO.ORG: 10/10

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