Di solito mi occupo di argomenti semplici, quelli che piacciono alla gente che ride quando scappa una flatulenza durante il cinepanettone di turno. In linea di massima è meglio se non mi avventuro in approfondimenti su tematiche che conosco poco o per niente.
Ma oggi voglio fare un’eccezione. Oggi voglio dar sfoggio di quanto anche io sia acculturato e dotto.
E lo farò scomodando il sommo poeta. No, non Richard Benson. L’altro. Sì perché si parla proprio quel Dante Alighieri che tanto mi fece bestemmiare durante la mia travagliatissima carriera scolastica, e che seppellii sotto quattro metri di terra non appena mi si presentò l’occasione.
E vorrei far chiarezza su un tema da tempo dibattuto: la differenza tra dAntista e dEntista.
Come potete ben capire, il discorso è ampio e articolato e, superata la reverenza iniziale, non privo di interesse. Non vorrei risultare troppo prolisso e annoiarvi ma la carne al fuoco è davvero tanta.
Prima però di continuare la lettura vorrei che vi fosse chiaro il discorso che ho accennato in apertura: non sono un letterato, non ho nessuna laurea umanistica e quindi dovrei essere l’ultimo a parlare. Ma mi va di farlo perché sono curioso di sapere, di conoscere.
Detto questo non mi resta che entrare nel vivo del discorso.
Quando si parla di differenze tra dAntista e dEntista l’unica vera differenza – e badate bene che quello che sto per scrivere è solo farina del mio sacco, in nessun modo sono stato strumentalizzato dai poteri forti – è un cambio di vocale, da A a E.
E anche per oggi è tutto, vi aspetto per il prossimo approfondimento dove sviscereremo la differenza fra seGgio e seRgio.
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